Sentieri selvaggi
Texas, 1868. Ethan Edwards torna a casa a tre anni dal termine della guerra di secessione. Ritrova il fratello Aaron, la cognata Martha, le loro due figlie, il figlio minore e il figlio adottivo, che per un ottavo ha sangue pellerossa e verso il quale dimostra inizialmente ostilità, segnale del suo odio verso gli indiani. Ethan bacia in fronte Martha, che accoglie il bacio fissandolo intensamente. È questo uno degli indizi del sentimento inespresso che li lega. Cosa egli abbia fatto dopo la fine della guerra è avvolto da un’aura di mistero.
Di cosa parla Sentieri selvaggi? Di tantissime cose in generale ma di una cosa in particolare. Dell’essere fuori tempo, travolti dalla storia e dalle scelte individuali. La nascita di una nazione come gli Stati Uniti si basa su divisioni, lotte intestine e anche violenze e stermini. I primi pionieri che si sono spinti dentro la wilderness hanno dovuto fare i conti con le avversità naturali e le guerre di secessione. Qualcuno ha pagato con la vita, qualcuno porta ferite profonde, incurabili.
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