Mostre
Mostra di Sara Di Nasso
I materiali non stanno al loro posto da soli, né assumono una forma specifica, ma hanno invece un’innata tendenza a sparpagliarsi.
(Tim Ingold, Making, 2019, p.40)
Con “impastare” Sara Di Nasso presenta al pubblico una serie di lavori accomunati da un preciso immaginario: quello di una tavola imbandita, ricca, caotica, vissuta. Questa immagine viene però declinata attraverso differenti tecniche, mediante una pratica fondata su attenzione, pazienza, ascolto e dialogo con il mondo materiale.
Il suo lavoro nasce dalla necessità non solo di esprimersi e creare un corrispettivo materico di un’immagine mentale, ma di entrare in relazione con la materia stessa. La scelta del materiale avviene istintivamente, guidata da un’affinità spontanea ma non casuale, portando l’artista a confrontarsi con le specificità intrinseche di materiali quali carta, lana e tessuto di cotone. A questa prima scelta segue una fase di intensa sperimentazione, durante la quale l’artista esplora diversi metodi e tecniche di lavorazione – monotipia, pittura ad olio, follatura –, osservando con attenzione la risposta del materiale. Infatti, come ricorda l’antropologo inglese Tim Ingold, ogni sostanza naturale va intesa, come contenente al suo interno una serie di forze proprie, e non come materia inerte in attesa dell’intervento umano. L’artista, attraverso un dialogo intimo e attento con i materiali con cui collabora, sviluppa un linguaggio comune che permetta una collaborazione alla pari, facilitando l’espressione delle potenzialità peculiari del materiale in combinazione con l’immagine mentale di partenza. Procedendo empiricamente, ogni gesto genera un risultato inaspettato, a cui l’artista risponde talvolta seguendo le regole dettate dalla tecnica, talvolta infrangendole. Un lavoro lento e paziente guidato dal desiderio di comprendere, almeno in parte, il materiale con cui collabora e creare con esso un rapporto autentico ed intimo. Ogni opera nasce quindi come dialogo con la materia: un processo sperimentale di mediazione tra ciò che l’artista immagina e ciò che la materia consente.
(Tim Ingold, Making, 2019, p.40)
Con “impastare” Sara Di Nasso presenta al pubblico una serie di lavori accomunati da un preciso immaginario: quello di una tavola imbandita, ricca, caotica, vissuta. Questa immagine viene però declinata attraverso differenti tecniche, mediante una pratica fondata su attenzione, pazienza, ascolto e dialogo con il mondo materiale.
Il suo lavoro nasce dalla necessità non solo di esprimersi e creare un corrispettivo materico di un’immagine mentale, ma di entrare in relazione con la materia stessa. La scelta del materiale avviene istintivamente, guidata da un’affinità spontanea ma non casuale, portando l’artista a confrontarsi con le specificità intrinseche di materiali quali carta, lana e tessuto di cotone. A questa prima scelta segue una fase di intensa sperimentazione, durante la quale l’artista esplora diversi metodi e tecniche di lavorazione – monotipia, pittura ad olio, follatura –, osservando con attenzione la risposta del materiale. Infatti, come ricorda l’antropologo inglese Tim Ingold, ogni sostanza naturale va intesa, come contenente al suo interno una serie di forze proprie, e non come materia inerte in attesa dell’intervento umano. L’artista, attraverso un dialogo intimo e attento con i materiali con cui collabora, sviluppa un linguaggio comune che permetta una collaborazione alla pari, facilitando l’espressione delle potenzialità peculiari del materiale in combinazione con l’immagine mentale di partenza. Procedendo empiricamente, ogni gesto genera un risultato inaspettato, a cui l’artista risponde talvolta seguendo le regole dettate dalla tecnica, talvolta infrangendole. Un lavoro lento e paziente guidato dal desiderio di comprendere, almeno in parte, il materiale con cui collabora e creare con esso un rapporto autentico ed intimo. Ogni opera nasce quindi come dialogo con la materia: un processo sperimentale di mediazione tra ciò che l’artista immagina e ciò che la materia consente.
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